Transizione energetica, economia circolare, decarbonizzazione, sostenibilità, climate–change, idrogeno, sono concetti ormai sulla bocca di tutti, specie dinanzi ai drammatici eventi degli ultimi tempi.
Per raggiungere una economia e una società sostenibile, a zero emissioni, serviranno ancora tempo e maggiori investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni all’avanguardia.
Baker Hughes, leader mondiale nel campo dei servizi energetici, è una delle società in prima fila nel promuovere la transizione verso fonti di energia pulita e, attraverso le parole dell’Ing. Paolo Noccioni (Presidente Nuovo Pignone International TPS Baker Hughes), si definisce pronta ad affrontare la sfida per l’energia del futuro: “Noi partiamo avvantaggiati poiché l’idrogeno lo conosciamo e ci lavoriamo da tanto tempo. Costruiamo compressori a idrogeno dai primi anni ’60 e ne abbiamo oltre 2.500 operanti intorno al mondo in questo momento, ed è del 2008 la nostra prima turbina a gas alimentata completamente a idrogeno. Abbiamo più di 70 progetti in cui operano nostre turbine alimentate da miscele di gas naturale e idrogeno…siamo pronti”.
Gli investimenti che Baker Hughes sta portando avanti non riguardano unicamente il miglioramento costante dei prodotti ma anche l’allargamento delle proprie competenze: “Stiamo lavorando sostanzialmente per migliorare i prodotti e renderli sempre più sicuri quando utilizzano l’idrogeno, più affidabili, efficienti, e per fare questo sosteniamo uno sforzo di tecnologia di base sui materiali e l’elettrochimica, fondamentale. Basti pensare alla combustione dell’idrogeno che per noi è importantissima per le turbine a gas”.
E’ proprio sui materiali che la compagnia concentra molti dei suoi sforzi: “L’idrogeno purtroppo infragilisce i materiali metallici e può provocare una rottura delle nostre macchine, oltre a causare problemi di sicurezza. Siamo impegnati da molti anni, sia sul miglioramento dei materiali sia sullo sviluppo di sistemi di rivestimento delle superfici per renderle sempre più resistenti per mitigare questo problema”.
Non solo. Recentemente, l’idea di Baker Hughes è quella di rendere questi materiali intelligenti, incorporando dei sensori all’interno della loro struttura che permettono di rilevare e segnalare eventuali criticità (cedimento, per esempio).
Nel campo dell’elettrochimica, invece, “stiamo espandendo le nostre competenze anche con collaborazioni esterne. Pochi mesi fa abbiamo fatto un investimento in una startup toscana, Nemesys, di ricerca e sviluppo in tecnologie dell’idrogeno. Queste operazioni possono contribuire a sviluppare una filiera dell’idrogeno”.
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