In data odierna, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, si è tenuto un incontro tra Giancarlo Giorgetti, presidente del Mise, e Acciaierie d’Italia per discutere la fattibilità del piano di decarbonizzazione dello stabilimento Ex Ilva di Taranto.
“Il piano presentato è realistico ma non semplice.Il passaggio all’idrogeno – spiega Giorgetti – e la gestione e le conseguenze degli aspetti occupazionali hanno bisogno di tempo. Per questo il quadro delineato oggi è più complicato di quanto ci aspettassimo, serve fiducia e speranza da parte di tutti coloro che oggi siedono a questo tavolo. Il governo farà la sua parte, continuerà a lavorare con spirito costruttivo mettendo ordine in un pacchetto di norme e di strumenti “.
Per raggiungere la totale decarbonizzazione dell’impianto, il piano, illustrato dal presidente Bernabè e l’Ad dell’azienda, Lucia Moroselli, prevede un investimento di 4,7 miliardi di Euro distribuiti in un arco temporale di 10 anni.
Gli obiettivi del piano riguardano la continua produttività attraverso il ritorno alla piena occupazione dei lavoratori entro il 2025 e il raggiungimento della completa sostenibilità ambientale nella produzione d’acciaio con il passaggio dal carbone all’idrogeno (e con l’utilizzo di forni elettrici).
Scettico il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, il quale ha commentato:“Il tema che ho posto al tavolo è innanzitutto capire se noi vogliamo che ci sia una giusta transizione verso la decarbonizzazione perché è chiaro che su questo siamo tutti d’accordo, ma la decarbonizzazione non si fa in un giorno. L’insidia non è la magistratura perché con questo trend gli impianti si fermeranno prima, questa è la verità. L’industria siderurgica ha bisogno di investimenti continui – continua – Al momento abbiamo migliaia di lavoratori in cassa integrazione, le ditte terze non vengono pagate e i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria non sono stati neanche considerati. Siamo in grado di assicurare un futuro a questi lavoratori? Quando iniziamo? L’unica certezza ce la può dare il rifacimento dell’altoforno 5, con tecnologie innovative a zero impatto ambientale come previsto dall’unico accordo sindacale del 6 settembre 2018, altrimenti diciamoci con chiarezza che possiamo già passare al piano b”.
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