Baglietto SpA, uno dei marchi che da quasi 170 anni è simbolo della cantieristica nautica italiana di “haute couture”, quella degli yacht di gran lusso realizzati solo in metallo, dopo i motori ibridi ora punta sull’ idrogeno.
Siamo di fronte a una svolta storica. Baglietto sostiene che non si può più attendere, il mondo della yacht industry non può più permettersi di stare a guardare, deve puntare sull’innovazione, deve investire su ricerca e sviluppo per arrivare a produrre barche che possano essere davvero compatibili con l’ambiente. Baglietto vuole guidare questo nuovo corso, esserne l’emblema.
Questo in un mondo, quello della nautica, sempre molto legato alla tradizione, generalmente poco incline a recepire o a ricercare innovazioni se non quelle legate al benessere della vita di bordo, al comfort degli ospiti. Anche se l’inquinamento prodotto dallo yachting rappresenta un numero assolutamente relativo rispetto al resto, è indubbio che ciascuno debba fare la propria parte affrontando il problema in maniera seria. Il green deal europeo, poi, mette questa industria di fronte a due date fondamentali: il 2030, anno entro il quale bisognerà aver ridotto del 40% le emissioni di CO2, e il 2050, quando il rilascio di anidride carbonica prodotta dalle attività dell’uomo dovrà essere azzerato.
“Rispetto ai cicli della storia sono scadenze molto, tremendamente vicine, rappresentano davvero il domani, il che ci obbliga ad agire subito e con il massimo impegno”, annuncia l’Amministratore Delegato Diego Deprati .
“Il nostro approccio a una nautica maggiormente attenta all’ambiente è partito ormai da qualche anno, da quando abbiamo realizzato il primo motoryacht ibrido costruito in Italia ad aver ottenuto la certificazione “Hybrid Power” dal Lloyd’s Register. Una barca che ci ha dato grande soddisfazione costruire perché ha dato modo ai nostri tecnici di cimentarsi con un mondo che non conoscevano, quasi sperimentale, ma che ha anche avuto il merito di farci crescere, di aprire la nostra mente al futuro. I sistemi ibridi che proponiamo oggi sulle nostre barche si basano su una parte termica tradizionale, con motori e linee d’asse, i generatori collegati al motore elettrico, sulla gear box, e alle batterie. Penso che questo tipo di soluzioni oltre che per i risvolti ambientali, prenderanno sempre più piede perché consentono un migliore uso della barca, rendono possibile un maggiore comfort. Fare il bagno a mare oppure trascorrere una notte in rada avvalendosi solo dell’energia accumulata nei pacchi batteria, vuol dire accrescere in quei momenti il livello di comfort in maniera netta”
Questo accresce anche la percezione di lusso, di esclusività per l’armatore, tenendo presente che in futuro parchi e riserve marine aumenteranno e con esse le restrizioni alla navigazione, per cui si dovrà essere in grado di dare ai proprietari/armatori yacht capaci di navigare anche a emissioni zero, pur se per brevi tratti. Anche questo è un aspetto che enfatizza l’esclusività dello yacht.
Guardando al futuro, la nuova frontiera sarà il ricorso all’idrogeno per produrre energia. “Abbiamo avviato da tempo studi con partner italiani per dotare sia i nostri yacht sia il nostro cantiere di sistemi in grado di produrre autonomamente l’idrogeno, quindi senza dover ricorrere ad alcun approvvigionamento, di conservarlo in un sistema di stoccaggio assolutamente sicuro, per poi poterlo utilizzare per produrre energia grazie alle fuel cell.”
Per una nave in grado di navigare utilizzando un sistema a idrogeno per la propulsione, realisticamente ci sarà bisogno di una decina d’anni, sperando che si possa raggiungere questo traguardo anche in meno. Per quel che riguarda l’utilizzo di un energy pack a idrogeno in grado di soddisfare il fabbisogno energetico necessario a tenere in piedi i servizi di hotellerie di bordo, molto meno. “Spero di poter darvi maggiori dettagli già durante la nostra annuale conferenza stampa che terremo come al solito in settembre, durante il Monaco Yacht Show”.