Per molti è “the next big thing” per garantire un futuro al nostro pianeta. Ma solo l’idrogeno prodotto con le energie rinnovabili può aiutare davvero ad accelerare la transizione energetica. Per questo stiamo investendo in nuovi impianti pilota in molti Paesi
Febbraio, 2021
Enel
Nell’impegno per contrastare i cambiamenti climatici e contenere il riscaldamento globale l’elettrificazione avrà un ruolo sempre più importante. Ma cosa fare quando processi industriali richiedono altre forme di energia? L’idrogeno rappresenta un grande alleato per decarbonizzare alcuni settori come, ad esempio, alcuni settori chimici, alcuni settori industriali più energivori (acciaio e cemento), l’aviazione e la navigazione.
Secondo vari studi, tra i quali il rapporto “Hydrogen Roadmap Europe: A sustainable pathway for the European Energy Transition”, l’idrogeno può diventare un elemento essenziale per accelerare la transizione energetica e generare importanti vantaggi socioeconomici e ambientali arrivando a coprire il 24% della domanda finale di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050, oltre a contribuire alla riduzione totale di 560 milioni di tonnellate di CO2.
Solo quello verde è sostenibile
C’è idrogeno e idrogeno, però. Oggi il consumo globale di questo combustibile è di circa 70 milioni di tonnellate l’anno, secondo l’ultimo rapporto dell’IEA (International Energy Association), per oltre 90% ricavato attraverso il reforming di gas naturale o la gassificazione del carbone, con elevata produzione di emissioni inquinanti e climalteranti: è il cosiddetto “idrogeno grigio” o “grey hydrogen”. Secondo alcuni l’adozione di sistemi di sequestro dell’anidride carbonica in coda a questo processo consentirebbe di abbattere il suo impatto ambientale, ottenendo quello che viene definito “idrogeno blu” o “blue hydrogen”. Ma anche in questo caso si pone un problema di sostenibilità, sia economica, in quanto i costi della cattura e sequestro della CO2 sono ancora proibitivi, sia ambientale perché il ciclo di produzione non è in grado di sequestrare tutta la CO2 prodotta ed è comunque soggetto, lungo la sua filiera, a rilasci in atmosfera di metano, un altro gas climalterante.
L’unico idrogeno sostenibile al 100% è pertanto quello definito “verde”, o “green hydrogen”, che viene ottenuto mediante l’elettrolisi dell’acqua in speciali celle elettrochimiche alimentate da elettricità da fonti rinnovabili.
Coerentemente con gli obiettivi di decarbonizzazione, il nostro Gruppo ha già in programma di realizzare una serie di progetti per la produzione dell’idrogeno verde installando elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile e posti in prossimità dei punti di consumo. In questo modo forniremo l’idrogeno verde ai nostri clienti, minimizzando la necessità di infrastrutture di trasporto e, contemporaneamente, contribuendo alla stabilità del sistema elettrico. Un’attività che sarà avviata inizialmente in Paesi come gli Usa, il Cile, la Spagna e l’Italia.
Le istituzioni e la scelta green
Lo sviluppo delle tecnologie associate alla elettrolisi e uno sforzo di industrializzazione massiccio per questa filiera industriale dovrebbero abbassare il costo di costruzione degli elettrolizzatori di un fattore sei. Questo, accoppiato alla economicità sempre crescente dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, potrebbe rendere la produzione di idrogeno rinnovabile competitiva rispetto a quella dell’idrogeno blu o grigio. Nello specifico, la forza dell’idrogeno verde è quella di fungere da complemento al processo di decarbonizzazione ed elettrificazione che stiamo portando avanti.
Non è auspicabile promuovere l’impiego di risorse in settori – come ad esempio quello residenziale – che possono essere resi carbon neutral a costi inferiori tramite l’elettrificazione.
Anche soluzioni come quella di distribuire nelle abitazioni l’idrogeno miscelato con il gas per il riscaldamento andrebbero valutate con attenzione, sia per i problemi tecnici e di sicurezza sia perché non favoriscono il percorso virtuoso dell’efficienza energetica inducendo invece all’effetto opposto, ovvero a prolungare la dipendenza da gas metano per molto tempo futuro.
In vista della transizione è quindi fondamentale che le istituzioni, le organizzazioni sovranazionali come l’Unione Europea o i governi nazionali, adottino politiche di trasparenza verso i consumatori indicando chiaramente le differenze tra i vari tipi di idrogeno, in modo da facilitare la scelta a favore dell’idrogeno verde. Inoltre, dovrebbero favorire l’avvio nei vari Paesi di produzioni locali di idrogeno da fonti rinnovabili, assicurandone l’intera catena di fornitura e consentendo in tal modo di ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.