Il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha chiarito che, dopo un’approfondita analisi del PNRR italiano e delle singole misure e riforme descritte nel documento, la Commissione Europea ha avanzato richieste di chiarimento in merito alla produzione dell’idrogeno nei siti dismessi e l’impiego dello stesso nelle aziende cosiddette “hard-to-abate“, accogliendo le precisazioni fornite dal Governo.
Dunque il Ministero smentisce le informazioni trapelate, secondo le quali alcune parti del Recovery Plan nazionale sarebbero state bocciate dall’UE, che avrebbe fatto pressioni affinché alcune parti fossero modificate con specifico riferimento all’impiego di idrogeno nello stabilimento ex Ilva.
Il dialogo tecnico tra la Commissione Europea e il Governo italiano è stato intenso ma “normale”, secondo il Ministero. In questo ambito l’UE ha chiesto di assicurare un livello minimo di idrogeno green (fissato al 10%) nell’alimentazione di alcuni progetti che, per le grandi quantità necessarie, prevedevano un blending. Il Ministero della Transizione Ecologica ha garantito quanto richiesto e il Governo ha stabilito di destinare una quota di risorse pari a 400 milioni di euro ai progetti che utilizzino solo idrogeno green, in settori manifatturieri diversi dall’acciaio.
Come spiega il Ministero: “Si tratta di progetti che valorizzano alcune aree dove è già operativo un distretto industriale e dove la quantità di idrogeno da utilizzare giustifica l’investimento comune delle industrie situate nella stessa area, per installare e gestire un elettrolizzatore dedicato di piccola scala”.
In questi settori le quantità necessarie consentono questa possibilità di riconversione entro il 2026, anno di completamento del PNRR.
“La transizione è un “moto a luogo”: partire da una situazione attuale per arrivare a una radicale trasformazione, nel nostro caso, dell’approvvigionamento energetico, ma necessita di tempi tecnici di trasformazione. Ed è proprio quello che con il PNRR abbiamo progettato e che si intende realizzare.”