Più di 90 società energetiche, produttori di apparecchiature e gestori di reti del gas hanno chiesto alla Commissione europea di prendere in considerazione la miscelazione dell’idrogeno col gas naturale per quelle parti dell’Europa che non possono ancora permettersi una rete di idrogeno dedicata
19 marzo, 2021
La Redazione
“Le reti di trasporto e distribuzione gas esistenti, assieme agli impianti ad esse connessi, saranno un facilitatore essenziale della decarbonizzazione dell’economia europea e degli obiettivi della Strategia per l’idrogeno Ue”. E’ il messaggio lanciato ieri da 94 società europee (tra le quali Snam e Italgas, oltre alle utilities Enagas, EnBW, Naturgy, produttori di turbine come General Electric e Baker Hughes, produttori di caldaie come Bosch, Viessman e Vaillant, produttori di celle a combustibile (Hexis, Sunfire) e di elettrolizzatori (ITM Power, Lhyfe) in una lettera inviata al vice-presidente esecutivo responsabile del Green deal della Commissione, Frans Timmermans, e ai commissari all’Energia Kadri Simson, al mercato Interno Thierry Breton e all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, nonché ai rappresentanti dei 27 presso la Ue e alle commissioni Industria ed Energia (Itre) e Ambiente (Envi) dell’Europarlamento.
La lettera spiega che il “retrofitting” (modifiche alle reti per adattarle alle miscele gas-H2) e il “repurposing” (conversione dei gasdotti in idrogenodotti) delle infrastrutture esistenti può andare di pari passo con la realizzazione di una infrastruttura dedicata all’idrogeno, in modo da avere tre opzioni di trasporto e distribuzione da impiegare dove necessario.
I firmatari rilevano che il “blending” di gas e H2 potrà essere una soluzione transitoria in grado di offrire numerosi vantaggi: maggiore riduzione delle emissioni rispetto all’utilizzo delle sole infrastrutture dedicate all’H2, sostegno alla capacità di produzione dell’idrogeno sviluppando economie di scala, aumento della resilienza del sistema grazie al sector coupling elettricità-gas, possibilità di connessione ai siti di consumo e al più ampio mercato integrato del gas europeo per i produttori di idrogeno verde.
Tutto questo, sottolinea però la lettera, potrà essere raggiunto solo con un adeguato riconoscimento del ruolo delle reti di trasporto e distribuzione gas nel quadro normativo UE. Inoltre, sarebbe necessario un “solido sistema di certificati/garanzie di origine che consenta la monetizzazione dell’idrogeno immesso, che ridurrebbe al contempo la necessità di sostegno pubblico”.
Infine, dovrebbero essere introdotte “misure concrete per l’interoperabilità a livello tecnico e commerciale”, al fine di facilitare il trading transfrontaliero all’interno della Ue delle miscele gas-H2. “E’ importante che i Dso possano contare su un quadro normativo stabile che promuova e sostenga gli investimenti destinati all’upgrade digitale del network, in modo da dotare l’Europa di un’infrastruttura in grado di accogliere e distribuire gas rinnovabili, come idrogeno, biometano e metano sintetico”, ha commentato in una nota l’Amministratore Delegato di Italgas e presidente dell’associazione europea dei Dso gas GD4S.
Gli ambientalisti sono scettici riguardo alla miscelazione dell’idrogeno, affermando che “non è un’opzione” perché “lascia la porta aperta per l’uso continuato di gas fossile“, secondo CAN Europe, un gruppo di campagna per il clima. Inoltre, CAN Europe sostiene che la domanda di idrogeno proveniente dai trasporti o dalle industrie pesanti “non sarebbe soddisfatta dal gas fossile che contiene una quota limitata di idrogeno, poiché per molti usi l’idrogeno deve essere nella sua forma pura“.
Ma altri sono più sfumati nel loro giudizio. “La miscelazione dell’idrogeno è una questione delicata“, ammette Gniewomir Flis, ricercatore presso il think tank Agora Energiewende.
“Da un lato, posso vedere il merito di miscelare idrogeno pulito in regioni senza reti di gas parallele o duplicate, o dove non ci sono piani per un importante riutilizzo a breve e medio termine“, ha detto Flis.
Tuttavia, “una miscela di volume massimo del 20% si traduce in una riduzione di CO2 solo del 7% circa“, ha sottolineato, suggerendo che i benefici per il clima sono limitati.
Flis ha indicato tre ulteriori problemi con la miscelazione dell’idrogeno. Il primo riguarda la compatibilità transfrontaliera delle miscele di gas, un problema che, secondo lui, potrebbe essere risolto con l’istituzione di uno standard paneuropeo.
Una seconda questione riguarda la compatibilità industriale. “I processi industriali sono ottimizzati e le modifiche alla miscela possono provocare danni o rese non ottimali. Il de-blending al punto di derivazione potrebbe risolvere questo problema, ma ha un costo aggiuntivo“, ha detto Flis.
Infine, vi sono i rischi che la miscelazione “sia usata come scusa per bloccare le attuali infrastrutture del gas e flussi di merci in atto con l’intenzione di ritardare sforzi di riutilizzo più profondi e costosi“.