Gubbio non diventerà a breve un nuovo hub di idrogeno in Italia; nella giornata di ieri, l’Assemblea Legislativa dell’Umbria ha infatti respinto la mozione presentata dai consiglieri Thomas De Luca (M5S), Fabio Paparelli (Pd) e Vincenzo Bianconi (Misto), per trasformare “Gubbio come polo nazionale di eccellenza dell’idrogeno per la produzione del cemento”.
L’obiettivo della proposta era quello di impegnare la Giunta “ad attivarsi fin da subito, congiuntamente al sindaco, alle cementerie del territorio, agli enti di ricerca, alle associazioni e comitati locali per sostenere Gubbio come ‘Polo nazionale dell’idrogeno per la produzione di cemento’ cogliendo ed integrando tutte le opportunità e le risorse messe a disposizione dal Pnrr nazionale e dagli ulteriori piani nazionali ed europei sulla transizione ecologica e il green deal, costituendo un grande hub internazionale per la sperimentazione e la ricerca, il trasporto, la produzione e lo sviluppo tecnologico al sostegno delle filiere di transizione verso l’idrogeno”.
In seguito alla decisione dell’Assemblea, Thomas De Luca ha commentato: “Con i due grandi cementifici la questione ambientale è divenuta centrale nella comunità eugubina, in cui si contrappongono esigenze produttive e occupazionali di impianti insalubri di prima classe con inevitabili ed evidenti fattori di rischio ambientale e sanitario – ha poi aggiunto – Recentemente la conflittualità si è acuita quando è divampata la questione relativa al Css che i due cementifici hanno chiesto alla Regione Umbria di poter bruciare e che potrebbe portare rischi ancora maggiori per l’ambiente e per la salute. La principale soluzione a questo tipo di emissioni prevede l’uso come vettore energetico dell’idrogeno ‘verde’, cioè ottenuto grazie a fonti di energia che non producono emissioni di gas serra. L’idrogeno verde può giocare un ruolo decisivo laddove l’elettrificazione tramite energie rinnovabili può risultare fondamentale verso un percorso di decarbonizzazione. Non a caso l’idrogeno rappresenta il pilastro delle future strategie ambientali ed energetiche globali, il futuro green che si vuole lasciare alle generazioni di domani e sarà una delle tecnologie che contribuiranno a centrare l’obiettivo europeo del -55% di emissioni di Co2 entro il 2030. Processi industriali puliti e sostenibili per la produzione di un materiale insostituibile nelle infrastrutture e nelle costruzioni. Nel Pnrr nazionale – ha concluso – la partita idrogeno assorbe totalmente circa 319 miliardi. Nello specifico: 2 miliardi per la riconversione delle imprese energivore tra le quali vengono citate esplicitamente proprio acciaierie e cementifici. Inoltre, sono previsti 160 milioni per la ricerca, 500 per la produzione di idrogeno in aree industriali, 530 per la sperimentazione nel trasporto stradale e/o ferroviario. Poi ci sono altri 450 milioni che andranno a finanziare lo sviluppo tecnologico nelle filiere di transizione verso l’idrogeno. L’ora delle scelte è oggi e si tratta di una scelta obbligata. Sostenere con forza un percorso di riconversione verso obiettivi emissivi. Salvaguardare salute ed integrità ambientale dei territori, rispondendo alle esigenze dei lavoratori e degli stessi territori“.
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