Alla COP28 di Dubai è stata ufficialmente concordata la nuova metodologia ISO (TS 19870) per determinare l’impronta di carbonio della produzione di idrogeno.
La norma è stata istituita nel corso della prima tavola rotonda dell’International Hydrogen Trade Forum (IHTF), iniziativa lanciata quest’anno da parte di molti governi dell’Unione Europea e non, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo internazionale dell’idrogeno.
A questo incontro inaugurale hanno presenziato oltre 20 funzionari ministeriali provenienti da nazioni come Australia, Brasile, Canada, Egitto, Germania, Oman, Regno Unito,Stati Uniti e una delegazione di amministratori delegati della Hydrogen Council.
“La tavola rotondadella COP28 sull’idrogeno segna il lancio pubblico della metodologia per la valutazione delle emissioni di gas serra della catena di approvvigionamento dell’idrogeno sviluppata dall’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO). Si tratta di una metodologia veramente internazionale per valutare l’impronta di gas serra dell’idrogeno dal pozzo al controllo del consumo, compreso ogni punto di consegna, sulla base di un’analisi del ciclo di vita“, ha spiegato Ulrika Francke, presidente dell’ISO.
“La nuova metodologia – ha concluso – è un abilitatore e uno strumento per aiutare a costruire la fiducia degli investitori e la fiducia dei consumatori nei percorsi dell’idrogeno“.
Nonostante ciò non sono mancate alcune perplessità. Uno dei motivi principali è stato quello di aver raggruppato l’idrogeno prodotto da gas fossile con cattura e stoccaggio del carbonio con quello ottenuto da elettrolisi dell’acqua.
Secondo Malcolm Turnbull, ex primo ministro australiano e presidente della Green Hydrogen Organisation, “Gli sforzi per trovare un metodo comune per calcolare le emissioni derivanti dalla produzione, dal condizionamento e dal trasporto dell’idrogeno sono i benvenuti. Tuttavia, a differenza dello standard Green Hydrogen Standard, il processo ISO in corso non includerà una soglia di emissioni per l’idrogeno veramente pulito“.
Anche Marta Lovisolo, Senior Policy Advisor di Bellona, ha espresso forti dubbi in merito: “Lo standard ISO annunciato oggi potenzialmente aumenta la confusione di ciò che dovrebbe classificarsi come idrogeno ‘pulito’, invece di semplificarlo”- ha dichiarato – “Non riuscendo a stabilire una soglia per le emissioni derivanti dalla produzione di idrogeno, è nel migliore dei casi una calcolatrice delle emissioni – nel peggiore dei casi uno strumento di greenwashing per l’idrogeno sporco“.
Yuanrong Zhou, ricercatore dell’International Council on Clean Transportation, ha spiegato: “Con la metodologia lanciata oggi, l’idrogeno conforme a ISO potrebbe potenzialmente produrre più emissioni di gas serra rispetto al gas naturale. La ricerca di ICT ha dimostrato che l’idrogeno blu, a base di gas naturale combinato con CCS, pone seri rischi climatici da perdite di metano e sfide nella cattura del carbonio e nello stoccaggio delle emissioni”.