A poche ore di distanza dall’adesione alla “BOGA – Beyond Oil and Gas Alliance”, la coalizione organizzata da Danimarca e Costa Rica per la graduale eliminazione di petrolio e gas, l’Italia ha annunciato che non prenderà parte all’accordo per la messa in bando delle auto con motori a combustione interna entro il 2035.
Il nostro paese però non è il solo a nutrire dubbi e perplessità sulla decisione di interrompere la produzione e la vendita dei veicoli endotermici: tra gli altri paesi europei, anche i delegati della Germania hanno deciso di non firmare l’accordo mentre, tra i colossi automobilistici, troviamo grandi nomi come Toyota, Stellantis, BMW, Volkswagen, Renault, Nissan, Honda ed infine il gruppo Hyundai-Kia. Ma quali sono le motivazioni a questo (iniziale) rifiuto?
Per molti la risposta risiede nel fatto che attualmente nel mondo ci sono ancora troppe aree non idonee allo sviluppo della mobilità elettrica.
Secondo Toyota infatti: “In molte aree del mondo, come l’Asia, l’Africa, il Medio Oriente, non c’è ancora un contesto operativo adatto a promuovere il trasporto a zero emissioni. Pensiamo che ci vorrà più tempo per fare progressi. Quindi, è difficile per noi impegnarci ora nella dichiarazione congiunta”.
Ai microfoni del Corriere della Sera, il Ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che un’improvvisa e rapida svolta unicamente ai veicoli elettrici potrebbe mettere in ginocchio l’intero settore della componentistica-auto italiana, data la loro scarsa necessità di componenti interni rispetto ai tradizionali motori a scoppio: «Dobbiamo affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale: decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico. Così facciamo diventare ideologico un percorso che invece deve essere razionale. Tutti vogliamo combattere l’inquinamento, vivere in un mondo più sano e compatibile con l’ambiente e per questo non possiamo bocciare altre strade in modo pregiudiziale».
Secondo Giorgetti, una possibile soluzione a questo problema potrebbero essere le auto alimentate a idrogeno, un settore in cui molte imprese italiane hanno fatto grandi investimenti negli ultimi anni: «Devono proseguire ricerca e studio su altri combustibili non fossili, sui quali le nostre imprese stanno facendo investimenti importanti: non possono essere esclusi a priori».