Per decarbonizzare il mondo dei trasporti non basta elettrificare le flotte, ma servono anche soluzioni alternative come i carburanti sintetici. Ne è convinto l’amministratore delegato della Porsche, Oliver Blume, che, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Porsche Experience Center all’Autodromo di Franciacorta (in provincia di Brescia), ha illustrato uno dei cardini delle strategie varate dalla Casa di Zuffenhausen per raggiungere la carbon neutrality “entro il 2030”. Il costruttore, infatti, sta procedendo lungo “un doppio binario”: l’elettrificazione della gamma da una parte e lo sviluppo degli e-Fuel dall’altra.
Le dichiarazioni del manager tedesco vanno lette nell’attuale dibattito sul possibile divieto alla vendita di auto con motori a combustione interna, uno degli argomenti più caldi per il settore automobilistico. Il momento è cruciale e c’è chi si sta spendendo per dimostrare l’esistenza di alternative valide alle sole auto a batteria: la Toyota, per esempio, è tornata a sviluppare motori alimentati a idrogeno e un grande fornitore come la Bosch ha più volte chiesto alle istituzioni europee di avere uno sguardo più ampio che vada a includere anche i carburanti alternativi.
Il gruppo Volkswagen ha ormai reso l’elettrificazione il fulcro delle sue strategie per il futuro, ma allo stesso tempo non ha mai fornito indicazioni precise su un addio alle endotermiche, se non per alcuni marchi specifici. Per Blume, in particolare, gli e-Fuel rappresentano una soluzione alternativa alle batterie, non solo per “far funzionare l’enorme quantità di Porsche del passato che circolano ancora nel mondo“, ma anche per conquistare la cosiddetta carbon neutrality: “Per raggiungere i severi obiettivi che la Porsche si è data servono altre tecnologie: gli e-Fuel sono una di queste e, tra l’altro, hanno il vantaggio di poter usufruire della spinta del settore aeronautico, che non ne potrà fare a meno“. Il ragionamento dovrebbe funzionare anche dal punto di vista economico: “Oggi un litro di e-Fuel costa circa 10 dollari“, ha spiegato Blume. “Tuttavia, quando saremo a regime, il costo scenderà drasticamente, fino a 2 dollari“. Una cifra non lontana dal prezzo della benzina e quindi alla portata degli utenti.
Sul fronte dei carburanti sintetici, la Porsche è in prima linea anche nello sviluppo delle tecnologie produttive. La scorsa settimana – come abbiamo già riferito – è stata posata la prima pietra di un progetto che porterà alla realizzazione in Cile del primo impianto al mondo per la produzione di carburanti “decarbonizzati”. Il consorzio Highly Innovative Fuels, composto dalla Porsche, dall’Enel, dalla Siemens e da alcune compagnie petrolifere locali e internazionali, realizzerà un sito industriale che, già dal 2022, sarà in grado di produrre idrogeno verde grazie a elettrolizzatori alimentati da un impianto eolico da 3,4 MW. Il progetto, sostenuto da investimenti per circa 38 milioni di euro al cambio attuale, prevede un progressivo aumento della capacità produttiva: dagli iniziali 130 mila litri di benzina si passerà a 55 milioni di litri nel 2024, per poi salire fino a 550 milioni nel 2026. La Porsche ha già avviato i collaudi utilizzando il nuovo carburante nelle sue vetture da competizione con motore a combustione e, in particolare, in uno dei suoi modelli più popolari, la 911. “I nostri test con combustibili rinnovabili”, spiega il responsabile della Ricerca & Sviluppo Michael Steiner, “stanno andando molto bene. Gli e-Fuel consentiranno di ridurre le emissioni di CO2 fossile nei motori a combustione fino al 90%. Tra le altre cose, dal 2022 utilizzeremo il primo carburante proveniente dal Cile nelle auto della Porsche Mobil 1 Supercup“.