Nel futuro, ormai prossimo, della nuova centrale elettrica di Monfalcone nel 2024, l’idrogeno e la produzione di energia potranno diventare a emissioni zero. L’Amministratore Delegato della A2A Renato Mazzoncini spariglia il campo e dalla centrale di Monfalcone, in anteprima, annuncia la svolta del gruppo verso l’energia green. «Subito la sperimentazione mista con il gas, poi soltanto green»
Ieri pomeriggio, a Trieste, al Festival della ricerca scientifica Trieste Next, alla presenza del Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ha avuto luogo la firma del memorandum di cooperazione tecnologica tra A2A e Snam, siglato dallo stesso Mazzoncini e l’omologo della Snam Marco Alverà. Un progetto sperimentale per verificare l’utilizzo di idrogeno e per accelerare la transizione della produzione elettrica a sistemi ad emissioni zero, senza CO2.
«Per la sfida del ‘climate change’ non c’è soltanto la strada dell’accumulo dell’idrogeno per le nuove batterie a cella – spiega Mazzoncini – l’altra soluzione è utilizzare l’idrogeno, che è un gas, inizialmente miscelato assieme al metano per far funzionare le centrali termoelettriche. Gli impianti hanno già le turbine che funzionano a gas ad alta efficienza con il metano. Con il mix andiamo a ridurre le emissioni di CO2 proporzionalmente alla percentuale di utilizzo, arrivando auspicabilmente anche all’utilizzo di idrogeno puro, dunque a emissioni zero».
Ci sono già alcune centrali termoelettriche che potranno essere adattate alla produzione mista metano/idrogeno e inizierà da subito la sperimentazione dopo l’accordo con la Snam. Ma per Monfalcone, che nel 2024 ha progettato una nuova centrale, la svolta si annuncia radicale.
«A Monfalcone si può immaginare un ‘revamping’ dove nel capitolato di gara si preveda una centrale a ciclo combinato a gas già pronta per funzionare a idrogeno – spiega l’amministratore delegato -. Considerando i tempi di progettazione e costruzione la data di avvio per noi è quella del 2024: stiamo andando avanti con la parte autorizzativa, che speriamo di risolvere a breve. Ma la prospettiva non è quella di avere una centrale utile per la sola fase di transizione energetica, quindi per i prossimi 20 anni, ma grazie alla prospettiva a idrogeno la centrale può essere definitivamente una componente essenziale del sistema elettrico. Da qui al 2024 potremo iniziare a sperimentare da subito in nostri impianti termoelettrici a gas che possono già accettare una percentuale di idrogeno. Un impianto nuovo, sperimentale, per arrivare in futuro all’utilizzo del 100% di idrogeno e alle emissioni zero».
Sul progetto di riconversione della centrale di Monfalcone è tutto confermato, circa 400 milioni di finanziamento da parte di A2A, una potenza di 850 megawatt e impianti a corollario, quali fotovoltaici o “compensatori sincroni” se utili alla stabilità complessiva del sistema. Come anche la connessione alla rete del gas con un tubo lungo meno di 2 chilometri che si collegherà alla cabina del Lisert poco distante dall’autostrada. Ma che un domani potrebbe essere tramutato in condotta per l’idrogeno. «Noi saremo gli utilizzatori, la Snam distribuirà l’idrogeno – aggiunge Mazzoncini – e l’accordo con loro serve per avviare la sperimentazione.
“Questa collaborazione può rappresentare un’importante opportunità per valorizzare una filiera italiana di infrastrutture chiave per raggiungere l’obiettivo europeo di emissioni zero al 2050”.
Secondo l’AD di A2A l’Italia come il resto dei paesi vedrà un forte aumento della richiesta di energia elettrica. «Siamo in guerra per vincere la sfida del ‘climate change’ – ribadisce – l’obiettivo della transizione è arrivare al 2050 con un consumo zero delle risorse fossili. È un errore di valutazione dire che non servirà più elettricità, non possiamo immaginare una deindustrializzazione. L’energia serve all’industria, alle abitazioni e alla mobilità che nel futuro sarà tutta elettrica. Lo dicono tutte le stime economiche».
E Monfalcone, che è una centrale strategica per tutto il Nord Italia, potrebbe diventare la prima, forse, tutta a idrogeno. È un momento storico e un grande impulso arriverà anche dai fondi del Recovery Fund. «Siamo da sempre un’azienda vicina ai territori e ci piacerebbe aprire una nuova interlocuzione con il sindaco Anna Cisint – conclude Mazzoncini – se la sua prospettiva è vedere un sito che non produce più CO2 potremo convergere, mantenendo la vocazione storica di produzione di energia».