Per Ansaldo Energia innovazione, ricerca e passione sono elementi chiave della Vision di una realtà tutta italiana che, con oltre 170 anni di storia e centinaia di progetti portati a termine, rappresenta nel mondo un punto di riferimento nel campo della produzione di energia.
Parliamo di un’azienda in grado di supportare a 360° i più grandi player industriali, offrendo loro un portafoglio di soluzioni complete e flessibili in continua espansione ed evoluzione.
Ed è proprio riguardo al concetto di evoluzione tecnologica che ci siamo soffermati in compagnia dell’Ing. Vittorio Olcese, dallo scorso Dicembre 2023 nuovo Amministratore Delegato di Ansaldo Green Tech, la società di Ansaldo dedicata al business della transizione energetica.
Dal 2021, anno della sua costituzione, Ansaldo Green Tech fa tesoro del know-how consolidato del gruppo sviluppando soluzioni avanzate per microturbine multicombustibile e per la produzione di idrogeno, vettore energetico sempre più al centro dei piani globali di decarbonizzazione hard to abate.
Il KEY Energy 2024 di Rimini è stato il palcoscenico scelto dal Gruppo Ansaldo Energia per la presentazione (in anteprima assoluta) del suo primo prototipo di elettrolizzatore full size a membrana a scambio anionico (AEM), una tecnologia che proietta la storica azienda genovese nel futuro delle soluzioni sostenibili e all’avanguardia.
Spazio ora alle parole dell’Ing. Vittorio Olcese, che ringraziamo per la disponibilità. A voi tutti una buona lettura.
Quali sono le caratteristiche e i vantaggi principali della tecnologia AEM e perché vi siete orientati proprio su questa tra le soluzioni di elettrolisi esistenti?
Dopo una fase di indagine e approfondimento delle tecnologie di elettrolisi, Ansaldo Green Tech ha ritenuto opportuno concentrarsi sulla soluzione AEM per svariate ragioni, sia tecnologiche che di mercato.
La tecnologia AEM è molto promettente in termini di prestazioni, flessibilità e costi; inoltre, si contraddistingue per un approccio più sostenibile, per svariate ragioni, tra cui il limitato uso di materie prime critiche (iridio, platino, oro), l’assenza di polimeri a base fluoro (e pertanto di PFAS nell’intero ciclo di vita) ed un consumo quasi stechiometrico d’acqua.
Gli elettrolizzatori AEM hanno un livello di maturità tecnologica (TRL) inferiore rispetto ai principali competitors PEM e Alcalini, ma offrono l’opportunità di superare gli svantaggi delle tecnologie concorrenti e garantiscono maggiori possibilità di sviluppo.
Inoltre, la dimensione dello stack proposto da Ansaldo Green Tech, decisamente innovativa per la tecnologia AEM, rende questa soluzione particolarmente adatta alle applicazioni che prevedono grandi volumi di produzione di idrogeno.
Il focus sarà solo su AEM o ci sarà spazio anche ad altre soluzioni in futuro?
Attualmente il nostro focus principale è sull’elettrolizzatore AEM, data la sua promettente efficienza e versatilità che consideriamo possa soddisfare i fabbisogni attuali e futuri per la produzione di idrogeno verde.
Tuttavia, non escludiamo la possibilità di esplorare altre soluzioni di elettrolisi in futuro, basandoci sulla patrimonializzazione del know-how che stiamo sviluppando.
La nostra strategia sarà guidata dalla continua valutazione delle tecnologie disponibili e delle esigenze del mercato, con l’obiettivo di offrire soluzioni sostenibili, innovative e competitive.
Lo sviluppo del prototipo nasce nell’ambito del Progetto Nemesi gestito in collaborazione dell’Università di Genova. Come nasce il progetto e quale lo stato attuale e futuro.
Il Progetto Nemesi è stato avviato come una collaborazione tra il Gruppo Ansaldo Energia e l’Università di Genova per sviluppare tecnologie all’avanguardia nel settore dell’idrogeno, con particolare focus su elettrodi e membrane innovativi, ed è parte della missione 2, componente 2 del PNRR.
NEMESI è l’ossatura della prima fase di sviluppo del nostro elettrolizzatore, ma il nostro percorso su questo cammino continuerà anche oltre la scadenza del PNRR.
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Attualmente, ci troviamo in una fase di test e validazione a diverse scale, con l’obiettivo di validare le prestazioni e il design.
Nel 2025 inizierà una seconda fase di test volta a selezionare materiali innovativi che permettano di aumentare ulteriormente le prestazioni dello stack.
Potete fornirci dettagli in merito ai test condotti sul prototipo e sui risultati ottenuti?
Il prototipo di elettrolizzatore AEM è stato sottoposto a una serie di test approfonditi per valutarne le prestazioni e la durata.
I risultati preliminari sono stati molto promettenti, dimostrando la capacità di raggiungere, con lo stack a piena scala, le prestazioni che ci eravamo prefissati in termini di costo dell’idrogeno prodotto.
Ulteriori test sono previsti per continuare il processo di ottimizzazione del prototipo e garantirne l’implementazione su scala commerciale.
Va sottolineato che l’elettrolizzatore innovativo che abbiamo presentato si basa su uno stack di taglia 1MW, con celle la cui superficie attiva è superiore a 3000 cm2.
Questa caratteristica è la vera sfida tecnologica che abbiamo affrontato; non esiste nel panorama degli elettrolizzatori AEM una cella analoga per dimensioni.
La prima parte della campagna di validazione era volta a valutare la prestazione della cella, e cosa ancora più rilevante, l’omogeneità di funzionamento lungo tutta la sua superficie.
Gli esiti sono stati molto positivi e hanno permesso di consolidare migliorie del design che saranno oggetto della prossima validazione del nostro prodotto.
Continueremo con una campagna sperimentale più di dettaglio sullo stack e con il collaudo prestazionale di un test bench allestito nel nostro stabilimento che si può intendere come una versione ridotta dell’elettrolizzatore che vogliamo commercializzare.
Nemesi dimostra l’importanza della sinergia tra mondo della ricerca/università e dell’industria. Si sta investendo abbastanza nel nostro paese per incrementare la nascita di queste collaborazioni?
La collaborazione tra industria, università e centri di ricerca è fondamentale per garantire un’innovazione sostenibile e per il buon funzionamento di ogni paese industrializzato.
La peculiarità della filiera dell’idrogeno enfatizza questo aspetto perché vi è da costruire, quasi da zero, un settore fatto di soggetti che ci operano, di infrastrutture e di normative che lo regolano.
Non si sta parlando di modificare qualcosa di già esistente, migliorandolo, ma costruire veramente qualcosa di innovativo.
In questo contesto fare squadra per favorire un adeguato sviluppo della filiera idrogeno è ancora più importante.
I fondi PNRR in Italia hanno dato una forte spinta al partenariato industria/università, l’auspicio è che anche a valle ci possano essere fondi che permettano di innovare tecnologie e prodotti per la produzione di idrogeno verde che devono ancora trovare una competitività vera e propria rispetto alle fonti fossili.
In fiera avete mostrato l’ultima versione della vostra microturbina multifuel modello AE-T100.
Le nostre microturbine da 100kW multi-fuel sono progettate per offrire soluzioni ad alta efficienza per la cogenerazione (Combined Heat & Power) e la trigenerazione (Combined Cooling, Heat & Power) nella fascia di potenza medio-piccola.
Le microturbine AE-T100 trovano applicazione ogni volta che è richiesta una soluzione compatta, flessibile ed efficiente per la generazione di energia, come ad esempio nell’ingegneria civile, nell’ospitalità, nell’agricoltura, negli impianti industriali e di trattamento dei rifiuti.
Le microturbine AE-T100 sono state sviluppate per funzionare con diversi combustibili, tra cui biogas ed e-fuels come metanolo e ammoniaca.
Inoltre, la prima microturbina alimentata fino al 100% di idrogeno è stata validata con successo nel maggio 2022, rendendo così disponibile una soluzione affidabile e flessibile che permetta la decarbonizzazione della co e tri-generazione.
Quali sono le vostre previsioni sulla filiera italiana dell’idrogeno?
Vediamo un crescente interesse e impegno verso tecnologie a basse emissioni di carbonio, tra cui l’idrogeno verde.
Importanti investimenti vengono fatti da aziende come AGT nello sviluppare prodotti e capacità produttiva, ma è fondamentale che gli utilizzatori potenziali siano incentivati ad investire nell’utilizzo di idrogeno verde con sostegni sui costi operativi.
Con ulteriori investimenti, collaborazioni e incentivi, crediamo che l’Italia possa emergere come un leader nel settore dell’idrogeno, contribuendo significativamente alla transizione verso un’economia più sostenibile e basata sulle energie rinnovabili.
Hydrogen-news.it vi invita alla terza edizione della HYDROGEN EXPO, a Piacenza dall’11 al 13 Settembre 2024.