In occasione della Hyvolution 2024 di Parigi abbiamo avuto il piacere di intervistare Comau, storica azienda italiana che da oltre cinquant’anni è riconosciuta come leader mondiale nel campo dell’automazione industriale.
Con sede a Grugliasco, in Piemonte, l’azienda ha saputo creare nel corso della sua storia una forte presenza sul campo in ben 12 paesi, attraverso una rete composta da 5 centri d’innovazione, 5 digital hub e 12 stabilimenti di produzione, in cui lavorano 3700 dipendenti specializzati in tecnologie innovative.
La presenza di Comau alla kermesse parigina dell’idrogeno, uno dei più importanti eventi in Europa dedicati alla relativa filiera, testimonia la visione strategica di un’azienda che, grazie alla propria gamma di tecnologie e soluzioni di automazione all’avanguardia, vuole imporsi come leader in un mercato dinamico e dagli ampi margini di crescita.
Progetti, soluzioni e prospettive di mercato. Su questo ci siamo soffermati in compagnia di Stefania Ferrero, Chief Marketing and Solutions Officer di Comau.
A voi tutti una buona lettura.
Comau è leader nel campo dell’automazione da tanti anni. Come si sta evolvendo questo settore anche in ottica rinnovabili?
“Abbiamo festeggiato lo scorso anno i cinquant’anni dalla fondazione nel 1973. Comau nei suoi primi trent’anni è stata molto focalizzata sul mercato automotive proprio perché era un settore che richiedeva una produzione di massa in tempi stretti e i nostri prodotti erano ideali per questo scopo. Successivamente molti altri settori hanno cominciato ad aver bisogno di automatizzare e digitalizzare: l’energy, packaging e warehousing, food & pharma, ad esempio”.
“Ora con l’avvento dell’idrogeno noi arriviamo pronti. E’ un settore che secondo le previsioni di molti analisti avrà una fortissima crescita in futuro e se vogliamo abbattere i costi, arrivare a quel tipo di crescita e soddisfare quei specifici bisogni, l’automazione svolgerà un ruolo fondamentale“.
“Abbiamo visto che la nostra esperienza soprattutto nelle applicazioni che richiedono alta precisione, ambito in cui ci siamo formati proprio grazie all’automotive, trova, con le dovute differenze, molte buone applicazioni anche nell’idrogeno”.
A chi vi rivolgete nello specifico per l’idrogeno?
“Bisogna dire che quella dell’idrogeno è una filiera molto variegata e potenzialmente sono tutti nostri clienti. Per quanto riguarda le tecnologie, sicuramente ci rivolgiamo a tutti coloro che devono produrre elettrolizzatori, Fuel Cell ma anche ai produttori di componentistica specifica di settore come turbine e compressori. Anche le valvole di grandi dimensione hanno bisogno di movimentazione quindi è un altro settore in cui possiamo intervenire”.
Che tipo di soluzioni e tecnologie adottate?
“Esplorando il settore abbiamo scoperto che già prodotti preesistenti nati per altre applicazioni (automotive, handling, ecc) trovano ottimi spazi anche nel settore della produzione dei componenti per l’idrogeno che abbiamo citato”.
“Disponiamo di robot che riescono a manipolare oggetti che richiedono un’alta sensibilità soprattutto se si parla delle celle a combustibile quando si deve formare lo stack”.
“Le celle vanno saldate, quindi abbiamo robot che gestiscono perfettamente saldature molto delicate. Nell’automazione possiamo quindi affermare che quello che nasce per una applicazione può essere usato anche per altri campi. E’ sicuramente un grandissimo vantaggio in termini di abbattimento dei costi e soprattutto di tempo”.
“Ovviamente prevediamo futuri aggiornamenti delle nostre tecnologie preesistenti, ma ad oggi ci limitiamo a degli adattamenti che ci consentono di risparmiare tempo e risorse“.
Avete già avviato importanti progetti in ambito idrogeno all’estero. Potete fornirci dettagli a riguardo?
“Abbiamo molti progetti in cantiere. In Europa siamo partiti con un grande progetto in ambito celle a combustibile e parallelamente anche negli Stati Uniti. Uno dei più importanti, in Cina, è sviluppato con la Shanghai Hydrogen Propulsion Technology, un’azienda controllata da SAIC Motor: abbiamo sviluppato per loro uno specifico sistema di automazione per la produzione di celle a combustibile a idrogeno che possono essere utilizzate in autovetture, autobus, camion leggeri, medi e pesanti, carrelli elevatori, rimorchi e molte altre applicazioni”.
A che punto è il mercato italiano dell’idrogeno e quali sono secondo voi le prospettive?
“In Italia abbiamo dei contatti avviati. Abbiamo notato un ritardo iniziale rispetto agli altri mercati ed è una cosa che personalmente mi stupisce perché ci sono tantissimi player sul territorio italiano che sono davvero molto avanti dal punto di vista tecnologico. ENI è molto avanti nelle soluzioni di decarbonizzazione, per esempio”.
“Al momento non possiamo sbilanciarci, ma rispetto allo scorso anno abbiamo avuto molti più contatti anche in Italia e rileviamo una crescita. In Italia è ancora predominante l’energy security rispetto alla decarbonizzazione, però si comincia ad entrare nell’ordine di idee che l’idrogeno può essere un’ottima opportunità non solo per abbattere le emissioni di carbonio ma di diversificare il portafoglio energetico”.
Guardando al futuro, quali saranno le sfide maggiori per Comau?
“Crediamo nell’idrogeno e secondo me abbiamo l’occasione di essere pionieri. Guardando alle diverse tecnologie di produzione (alcaline, PEM, AEM e ossidi solidi) sarà fondamentale per noi l’elemento di flessibilità. Dobbiamo essere un provider in grado di offrire ai clienti soluzioni di automazione a 360 gradi, agnostiche, senza legarci ad un solo archetipo. Questa è sicuramente la sfida maggiore per il futuro”.
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