Nel corso del vertice annuale in Giappone, i leader del G7 hanno ribadito l’importanza prioritaria dell’idrogeno come vettore energetico cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nelle industrie altamente energivore e nei trasporti pesanti. La data limite stabilita è il 2035.
“Riconosciamo che l’idrogeno a basse emissioni di carbonio, rinnovabile e i suoi derivati come l’ammoniaca – si legge in nota – dovrebbero essere sviluppati e utilizzati, se questo può essere allineato con un percorso di 1,5 ° C, dove hanno un impatto come efficaci strumenti di riduzione delle emissioni per far avanzare la decarbonizzazione in tutti i settori. In particolare quelli difficili da abbattere, nell’industria energetica e nei trasporti, evitando al contempo N2O [protossido di azoto] come gas serra e NOx come inquinante atmosferico“.
I leader di Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Francia hanno sottolineato la necessità di standard internazionali e di certificazioni per l’idrogeno low carbon e rinnovabile, basati su una metodologia comune per calcolare le emissioni di gas serra.
Durante l’incontro è stato inoltre approvato un finanziamento pubblico volto allo sviluppo delle infrastrutture dedicate al trasporto dei combustibili fossili tradizionali, ponendo però come unica condizione la futura conversione delle stesse reti alla distribuzione di idrogeno.
Se da una parte i ministri dell’energia e dell’ambiente del G7 si impegnano a decarbonizzare il settore energetico (entro il 2035 appunto), dall’altra, a causa dell’opposizione del Giappone, non sono stati in grado di stabilire una tempistica precisa per l’uscita dal carbone. Il paese del Sol Levante, ancora molto dipendente dal carbone, petrolio e gas, ha chiesto una transizione “realistica” verso l’energia pulita.
L’argomentazione fornita da Tokyo è che l’Asia – che rappresenta circa la metà delle emissioni globali di carbonio e ospita la generazione più recente al mondo di centrali elettriche a carbone – affronta sfide ambientali distinte da quelle dell’Europa o del Nord America, e quindi il ritmo della sua transizione per raggiungere gli obiettivi climatici dovrebbe essere diverso.