La scorsa settimana era trapelata una bozza relativa alla proposta di legge con cui l’Unione Europea mirava a produrre, entro il 2030, almeno il 50% dell’idrogeno verde da elettrolizzatori Made in Europe. A pochi giorni di distanza, quest’ambizione si riduce ufficialmente. La Commissione ha infatti dichiarato che la capacità produttiva dell’UE relativa alle “tecnologie strategiche per le zero emissioni” dovrà “avvicinarsi o raggiungere” il 40% del fabbisogno totale.
La Commissione esorta inoltre i produttori europei a raggiungere l’obiettivo dei 100 GW di capacità di idrogeno verde entro il 2030. Rimango però alcune perplessità. Non è ancora ben chiaro come questo obiettivo possa essere raggiunto e da dove potrebbero provenire i soldi necessari ad incentivare la capacità di chi produce elettrolizzatori in Europa.
La bozza della scorsa settimana indicava che tutti gli stati membri avrebbero dovuto stanziare una certa percentuale delle entrate nazionali dell’ETS (ovvero il sistema di scambio delle quote di emissione UE) alla produzione locale di soluzioni green, tra cui gli elettrolizzatori. Questo punto, tuttavia, non rientra nella proposta finale recentemente pubblicata. La CE propone che gli stati membri “utilizzino una quota dei ricavi ETS per la produzione locale di tecnologie pulite”.
Parallelamente, sono stati concretizzati i piani per finanziare la produzione di idrogeno nazionale ed internazionale attraverso la Banca Europea dell’idrogeno (EHB), annunciata lo scorso anno.
L’intenzione è quella di lanciare un’asta pilota da 800 milioni di euro in autunno che permetterà ai produttori nazionali di idrogeno verde di presentare un premio fisso decennale (un sussidio supplementare in €/kg) sull’idrogeno prodotto.
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