
Se l’idrogeno, in particolare quello verde, svolge un ruolo cruciale nella decarbonizzazione di vari settori industriali, una delle sfide da affrontare è quella di valorizzarne il pieno potenziale minimizzando le perdite lungo tutta la sua filiera, che comprende produzione, distribuzione, stoccaggio e utilizzo.
Realizzare connessioni senza perdite è tutt’altro che semplice, considerando la dimensione minuscola delle molecole di idrogeno, che rende necessari adesivi specifici e tecniche di assemblaggio avanzate.
Forte di oltre 70 anni di esperienza nella sigillatura industriale, Henkel ha introdotto una gamma di prodotti che rispondono alle esigenze dell’ecosistema dell’idrogeno.
“Le soluzioni LOCTITE® Hydrogen Ready migliorano il fissaggio dei raccordi destinati all’idrogeno e ne garantiscono una tenuta ottimale, in piena sicurezza e con prestazioni eccezionali anche in ambienti critici e ad alta pressione“, spiega Mauro Stien, Business Development Manager Industry Western Europe per l’idrogeno di Henkel Adhesive Technologies.
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“Vogliamo così confermare la volontà di Henkel di contribuire alla transizione globale verso l’energia pulita ed essere un partner strategico per la realizzazione di impianti industriali sostenibili ed efficienti“.
Quattro prodotti per esigenze diverse


La gamma LOCTITE Hydrogen Ready comprende oggi quattro sigillaraccordi certificati da KIWA GASTEC QA AR 214 per miscele fino al 100% di idrogeno, adatti al fissaggio di valvole, compressori, elettrolizzatori, celle a combustibile, ma anche di pompe, stazioni di rifornimento, caldaie e altri sistemi.
In particolare, LOCTITE 55 è il filo bianco che, senza richiedere polimerizzazione, assicura una sigillatura istantanea alla massima pressione e, ove necessario, il riposizionamento del raccordo senza perdite.
LOCTITE 567 e LOCTITE 577 sono invece i sigillaraccordi anaerobici a viscosità elevata per la sigillatura istantanea a bassa pressione, ideali per tubi e raccordi filettati in metallo.
Infine, LOCTITE 638 è il prodotto anaerobico verde a viscosità media che offre un’elevata resistenza al taglio, per cui è generalmente utilizzato per fissare i cuscinetti sugli alberi ed è perfetto anche per il bloccaggio e la sigillatura di filetti in ambienti ad alta pressione o estremi.
Accanto alle imprese della filiera dell’idrogeno

Tra le tante realtà che hanno già provato con successo le soluzioni LOCTITE Hydrogen Ready, spicca il caso di un’azienda specializzata nella produzione e installazione di apparecchiature per il riscaldamento industriale e commerciale.
“Questo cliente necessitava di un sigillaraccordi per un bruciatore a idrogeno che fosse in grado di bloccare i vari raccordi e prevenire l’allentamento dei tubi in acciaio dolce, ottone e alluminio. La richiesta era quella di un prodotto certificato DVGW EN751-1 e di facile applicazione. Non abbiamo avuto dubbi: la risposta giusta era LOCTITE 577“, racconta Stien.
Grazie a questo prodotto, l’azienda ha ottenuto un immediato effetto sigillante a bassa pressione nei raccordi per i propri tubi metallici. I vantaggi riscontrati includono la resistenza eccezionale allo stress chimico e termico, oltre all’estrema facilità in fase di applicazione.

Altro esempio interessante è quello di un’azienda che opera nel campo delle stazioni di rifornimento di idrogeno, che stava incontrando difficoltà con la sigillatura dei raccordi in uno dei suoi progetti.
L’azienda utilizzava nastro in PTFE sui raccordi filettati fino a 1.000 bar, ma la tenuta era insufficiente, per cui si è rivolta a Henkel cercando un prodotto in grado di prevenire le perdite di idrogeno in condizioni di alta pressione (1.000 bar) e a temperature estreme (da -60 °C a 40 °C).
“In questo caso abbiamo suggerito LOCTITE 638, che si è rivelato perfetto per la sigillatura anche in un contesto così particolare. L’affidabilità è la caratteristica che ha più colpito il cliente, con la conseguente possibilità di ridurre i tempi di fermo e i costi delle riparazioni delle attrezzature. Eliminare le perdite di idrogeno significa anche migliorare la sicurezza delle stazioni di rifornimento“, conclude Mauro Stien.