In base allo studio condotto dal Net Zero Technology Centre (NZTC), la realizzazione di un idrogenodotto offshore consentirebbe alla Scozia di soddisfare il 10% della domanda di importazioni di idrogeno in Europa entro la metà degli anni 2030.
Il progetto, denominato Hydrogen Backbone Link (HBL), è finanziato dal governo scozzese, che, lo scorso anno, aveva presentato il piano d’azione legato alle energie rinnovabili (di cui il paese è assai ricco) e all’idrogeno.
Questo prevede nello specifico il raggiungimento di una capacità produttiva di H2 low carbon di 5 GW entro il 2030 e 25 GW entro il 2045.
L’UE, nell’ambito del suo piano REPowerEU, intende importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030.
La costruzione di questa nuova pipeline sottomarina incrementerebbe esponenzialmente la produzione interna di idrogeno con la creazione di oltre 700 nuovi posti di lavoro.
“La Scozia – riporta lo studio – è pronta a utilizzare le sue abbondanti risorse naturali, la forza lavoro qualificata e la vicinanza a un mercato affamato di energia nell’Europa nord-occidentale, ma per massimizzare questo, ci vorranno investimenti governativi e industriali accelerati e aumentati, un rapido sviluppo delle infrastrutture e la collaborazione transfrontaliera nel prossimo decennio“.
Neil Gray, Segretario all’energia, ha commentato: “Vogliamo lavorare in collaborazione con i partner di tutta Europa per far progredire le infrastrutture che garantiscono la sicurezza dell’approvvigionamento in Europa e posizionano il Mare del Nord come centro per la produzione di idrogeno a basso costo. Il governo scozzese – conclude – sostiene il progetto Hydrogen Backbone Link perché fornisce preziose informazioni sulla fattibilità del riutilizzo o dello sviluppo di nuovi gasdotti“.