Pietro Saccò, Avvenire, 25 novembre 2020
L’Ad Alverà presenta il nuovo piano, che ha al centro l’energia sostenibile e l’accelerazione sull’idrogeno. Il 70% della rete italiana è già pronta. Emissioni azzerate nel 2040
Con il nuovo piano industriale Snam avanza nella sua trasformazione da “vecchia” società di Stato che gestisce l’infrastruttura del gas ad azienda dell’energia attivissima sull’innovazione e sull’energia pulita del futuro. «Si apre una nuova fase nella storia di Snam» ha spiegato l’amministratore delegato Marco Alverà, sottolineando che l’azienda «sarà una delle prime società energetiche a raggiungere la neutralità carbonica nel 2040 e darà un ampio contributo alla decarbonizzazione del sistema attraverso lo sviluppo dei gas verdi e in particolare dell’idrogeno».
Il piano 2020-2024 aggiorna quello al 2023 alzando l’obiettivo di investimenti da 6,7 a 7,4 miliardi di euro. Di questi investimenti, 6,7 miliardi saranno sulle infrastrutture regolate, cioè la rete italiana di distribuzione del gas. Buona parte dell’investimento è sull’idrogeno. Nel piano c’è la sostituzione di 1.200 chilometri di condotte della rete italiana del gas per alzare la quota di metanodotti già pronti a trasportare idrogeno (oggi è “hydrogen ready” il 70% della rete). C’è poi lo sviluppo degli impianti di compressione: il prossimo anno nella centrale di Istrana sarà installata la prima turbina ibrida con idrogeno al volume del 10%. Mezzo miliardo di euro di investimenti sono per la digitalizzazione dell’infrastruttura.
Gli investimenti che non riguardano la rete sono 720 milioni di euro per le attività innovative della transizione energetica: le infrastrutture per la produzione di biometano, i servizi di efficienza energetica per residenziale, industria e pubblica amministrazione, la mobilità sostenibile spinta da gas naturale e biometano. Con l’acquisizione di una quota del 33% dell’azienda milanese De Nora, Snam si è anche garantita la leadership tecnologica negli elettrodi utilizzati per produrre idrogeno tramite l’elettrolisi dell’acqua.
Snam, che ha nello Stato il suo primo azionista, collabora con le altre aziende a controllo pubblico sulla transizione energetica: con Enel ed Eni per lo sviluppo dell’idrogeno, su cui punta molto anche la Commissione europea, con Terna (il gestore della rete elettrica) la collaborazione è sugli scenari gas-elettrici, le tecnologie per la gestione della rete e il “sector coupling”, l’integrazione di energia. Nei piani non ci sono fusioni e aggregazioni. «Sono convinto che non ci siano grandi sinergie nel mondo delle utilities –ha detto Alverà –. Chi fa grande M&A in passato ha distrutto valore. A noi piace molto questo modello che stiamo portato avanti in cui abbiamo comprato quote di aziende che ci stanno dando una crescita importante e valori per i nostri azionisti in Italia e all’estero».
Gli obiettivi finanziari sono un incremento medio annuo dell’utile netto del 2,5%. Il valore degli asset regolati salirà del 2,5% all’anno (nel 2021 raggiungerà i 21 miliardi di euro). Per fine 2021 Snam si attende un indebitamento di 13,5 miliardi. La politica sui dividendi prevede una crescita garantita del 5% all’anno fino al 2022 e di un ulteriore 2,5% minimo nel 2023 e 2024, con la possibilità di aumentare. In Borsa il titolo è rimasto piatto.