“Oggi siamo qui per misurare un cambiamento, non solo industriale, ma anche culturale, per dimostrare che la decarbonizzazione non genera solo costi, ma sviluppo, occupazione e innovazione. L’Italia vanta oggi una rete di competenze che copre l’intera catena del valore: elettrolizzatori, compressori, sistemi di stoccaggio, turbine, bruciatori, valvole Hydrogen Ready, componenti per la mobilità, servizi di ingegneria e ricerca. Questa rete è ciò che rende il nostro Paese pronto ad affrontare la sfida energetica globale con una propria identità industriale tutta italiana!!!”.
Con queste parole il Cavaliere del Lavoro Alberto Dossi, Presidente di H2IT e Gruppo Sapio, ha aperto la terza edizione della Italian Hydrogen Summit, l’evento organizzato da H2IT per fare il punto della situazione sullo stato dell’arte e sul futuro della filiera italiana attraverso le parole e le testimonianze dei suoi protagonisti.
“Oggi possiamo dire una cosa importante: non siamo più solo in una fase di sperimentazione, e lo diciamo da tempo, ma siamo in una fase di creazione della domanda. L’idrogeno, è bene ricordarlo, è una leva importante per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, e deve essere sostenuto nel rispetto della neutralità tecnologica, lasciando al mercato, e solo al mercato, la possibilità di scegliere. Sarà la domanda a decidere l’utilizzo di una tecnologia rispetto ad un’altra“.
“Però mi rendo perfettamente conto che sia altrettanto importante mantenere un equilibrio tra ambizione climatica e competitività industriale, in linea con la nuova direzione del Clean Industrial Deal europeo“.
Oggi in Italia esistono:
- Imprese che hanno investito e creduto nell’idrogeno, con programmi pluriennali;
- Impianti in fase di realizzazione;
- Progetti IPCEI e PNRR che stanno diventando realtà industriale, abilitati da oltre 3 miliardi di fondi pubblici, che hanno sbloccato ulteriori investimenti privati.
Parlare con chiarezza
“Sul piano normativo viviamo una fase decisiva e delicatissima. Come H2IT lavoriamo su due fronti: domanda ed offerta. Da un lato chiediamo che il recepimento della direttiva RED III includa target specifici sull’idrogeno, che sono stati stralciati, capaci di stimolare la domanda industriale E nei trasporti, accompagnati da adeguati strumenti incentivanti. Dall’altro continuiamo a sollecitare il Decreto Tariffe, ancora a Bruxelles, che renderà l’idrogeno rinnovabile competitivo attraverso un incentivo sui costi operativi. Questi strumenti permetteranno di far crescere la domanda e dare concretezza alla Strategia Nazionale Idrogeno, pubblicata nel 2024.”
La vera sfida di oggi
Non è più quella di dimostrare la validità della tecnologia ma renderla sostenibile e competitiva nel lungo periodo.
“Certo, i fondi del PNRR ed i fondi IPCEI sono stati degli straordinari trampolini di lancio e sostegno alla creazione di una nuova filiera. Ma sorge spontanea una domanda: vogliamo perderli? Vogliamo NON dare continuità alle importanti opportunità di finanziamento che hanno offerto? Credo che la risposta sia evidente!!! Se oggi ci fermassimo, perderemmo non solo i progetti, ma perderemmo le competenze, l’energia industriale ed i sostegni economici. Perché l’idrogeno non è un esperimento. È una strategia industriale.”
Fuori dall’Italia
Il mondo corre e il nostro Paese deve mantenere il passo. In Cina oltre il 50% della capacità elettrolitica mondiale è installata. Negli Stati Uniti e in Canada più di 23 miliardi di investimenti sull’idrogeno low-carbon. Segue l’Unione Europea con 19 miliardi investiti. Nel mondo 500 progetti approvati sono attivi con 110 miliardi di dollari impegnati. Solo nell’ultimo anno si sono registrati oltre 35 miliardi di investimenti globali.
Le priorità
“H2IT e tutta la filiera delle aziende qui presenti sono pronte a collaborare con le istituzioni per COSTRUIRE una strategia coerente con il nuovo Clean Industrial Deal europeo, che parla esattamente di questo: competitività industriale, sovranità tecnologica, crescita del valore aggiunto prodotto in Europa“. L’ordine delle priorità:
- Costo dell’energia: il 70% del costo dell’idrogeno rinnovabile deriva dall’elettricità. In Italia l’energia costa ancora troppo rispetto alla media europea. Se non affrontiamo questo problema, l’idrogeno elettrolitico non potrà diventare competitivo. Al contempo potrà essere preso in considerazione anche l’utilizzo dell’idrogeno “low carbon” o a bassa intensità di carbonio in coerenza con la RED III;
- La domanda: lo sforzo dev’essere concentrato sull’attivazione della domanda industriale e di quella della mobilità, perché senza domanda non ci sarà crescita. Sulla mobilità sono stati compiuti molti passi in avanti (vedi i treni sulla Brescia-Iseo-Edolo in Valcamonica o alle stazioni di rifornimento, e ai bus per il trasporto pubblico). Nell’industria si stanno avviando progetti importanti ed innovativi nella chimica e in molto altro ancora.
- Target nazionali chiari: senza obiettivi precisi le imprese non possono pianificare investimenti futuri.
La visione del settore
“Questa è la visione che, come H2IT, vogliamo portare avanti. Un’Italia che guida la transizione con competenza e ambizione, che investe nella propria filiera tecnologica, che crede nella sostenibilità come leva di crescita industriale. L’idrogeno ha bisogno di una visione integrata e coordinata perché interessa ENERGIA, INDUSTRIA, TRASPORTI, AMBIENTE, TERRITORI e LAVORO. Per questo H2IT auspica che sia costituito un tavolo interministeriale permanente, capace di dare seguito alle politiche di ciascun Ministero, mettendole a fattor comune. Oggi concludo questo mio intervento inaugurando una nuova fase per l’idrogeno in Italia, in cui l’innovazione diventa realtà, la sostenibilità competitività, e la collaborazione la vera energia del futuro. Perché il futuro non lo si attende. Lo si costruisce INSIEME. Grazie a tutti voi!“









