Uno dei distretti tecnologici più attivi in Europa sviluppa treni e droni e sogna aerei a idrogeno
23 marzo, 2021
La Redazione
In poche centinaia di chilometri quadrati sono concentrati tanti progetti finanziati dall’Unione europea che portano il Piemonte ad essere una delle più attive regioni del continente in questo settore: droni a idrogeno, così come treni e bus che sbuffano vapore acqueo, ma anche centrali di energia, generatori portatili a idrogeno nati da partnership tra aziende locali e laboratori di ricerca all’avanguardia.
L’idea di creare qui una “Hydrogen valley”, un distretto legato all’idrogeno, così come immaginato dalla delibera approvata recentemente dagli assessori regionali Matteo Marnati, Andrea Tronzano e Marco Gabusi, più che un sogno è già una realtà. La strategia della Regione riguarda anche l’istituzione di un gruppo di lavoro sul tema e la proposta di candidarsi per realizzare sul territorio piemontese un Centro nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno, sulla scia delle proposte che a livello italiano nascono con l’obiettivo di raggiungere una piena decarbonizzazione entro il 2050, come auspicato dalle linee guida del ministero dello Sviluppo economico.
“Ci prepariamo alla transizione ecologica sviluppando nuove tecnologie e nuovi mezzi per produrre energia senza inquinare – è l’opinione dell’assessore regionale Matteo Marnati – Con lo sviluppo dell’idrogeno nell’industria e nella mobilità avremo nuove opportunità di crescita nell’economia con nuove occupazioni e allo stesso tempo tutela dell’ambiente. Il Piemonte è una regione con un potenziale straordinario, che deve essere incentivato e sostenuto attraverso i fondi europei in arrivo”.
Un motore a idrogeno
“La ricerca e lo studio di tecnologie sull’idrogeno sono arrivati a una fase di maturità e ci sono le basi per una reale transizione energetica. Il dado è tratto“, spiega Massimo Santarelli (Politecnico di Torino). In effetti nella storia ci sono state diverse ondate di interesse legate all’idrogeno negli ultimi decenni, a partire da quella degli anni Settanta dopo la crisi di Suez a quella nei primi anni Duemila dopo il crollo delle Torri gemelle, ma tutte generate dal timore che non si potesse più fare affidamento sul petrolio. Ora invece la transizione energetica non è più motivata da questa paura, bensì da una consapevolezza ambientale diversa che arriva in un momento in cui tecnologicamente siamo pronti per questo passo. In questi anni infatti la ricerca in Piemonte è andata avanti e ci sono numerose aziende pronte a mettersi sul mercato. Si tratta sia di imprese produttrici di tecnologia legata all’idrogeno, sia di fabbriche (come acciaierie, cartiere o chi fa scambiatori di calore) interessate ad alimentare i propri macchinari a H2, che assieme ai centri di ricerca – università, politecnico, Istituto italiano di tecnologia – e all’Environment Park creano un ecosistema dell’innovazione che in questi anni è riuscito a fare incetta di finanziamenti europei. “Da anni lavoriamo sull’idrogeno – spiega Matteo Beccuti, amministratore delegato di Environment Park – e siamo lieti che le competenze maturate nel tempo in questo momento siano utili all’intero sistema“.
La ricerca e l’applicazione dell’idrogeno tocca i settori più disparati ed è l’università uno dei luoghi in cui i saperi si concentrano. “Noi lavoriamo da decenni sul questo vettore – spiega Marcello Baricco, docente di Chimica – ma negli ultimi anni si sono sviluppate molte sinergie con altre discipline. Per esempio si lavora con i geologi per immagazzinare grandi quantità di idrogeno nelle cave sotterranee, con i biologi per produrlo dai rifiuti, con i sociologi per lavorare sull’accettazione sociale delle nuove tecnologie e con gli economisti per sviluppare modelli di business“.
“L’idrogeno è complementare non concorrente all’elettrico – continua Santarelli – Può essere applicato nella mobilità pubblica, dai bus ai treni, dai truck alle imbarcazioni, mentre le batterie continuano ad essere migliori per le utilitarie, per esempio. Ma la vera sfida è alimentare velivoli a idrogeno“. Una sfida che il Piemonte ha raccolto, legando la filiera dell’idrogeno con quella dell’aerospazio e avviando contatti con aziende del settore. Ben più avanzata è la partnership con Alstom per la realizzazione dei treni a idrogeno, prodotti a Savigliano, che potrebbero presto coprire le linee non elettrificate del Piemonte.
Snam ha persino in mente di portare l’idrogeno nelle abitazioni, affiancando nuove tubature accanto a quelle già esistenti del gas naturale. Ed è nato anche dalla collaborazione con tre aziende torinesi, legate al progetto Clean-Dronhy, il primo drone alimentato con bombole a idrogeno, più leggere e più durature delle batterie, che può stare in volo fino a due ore.
Tra i progetti in cui il Piemonte è protagonista c’è Reflex, un progetto europeo finanziato attraverso la partnership pubblico-privata “Fch Jti” per la creazione dello Smart Energy Hub, una soluzione innovativa per lo stoccaggio delle energie rinnovabili, a cui hanno lavorato enti di sei Paesi e che fisicamente ha trovato casa all’EnviPark di via Livorno, dove si trova il sito dimostratore. “L’hub sarà abbinato a fonti solari e idroelettriche – spiega Sabina Fiorot, responsabile dell’area Idrogeno di EnviPark – e fornirà elettricità e calore alla sede del parco“. Ma soprattutto sarà per tutto il 2021 aperta alle visite di aziende e studiosi interessati a vedere il suo funzionamento per applicarlo. “Una delle sfide principali legate all’idrogeno, infatti, è la sua produzione green, da fonti rinnovabili“, continua Fiorot.