Redazione 
La Germania dice addio al nucleare. La decisione, annunciata nel 2011 da Angela Merkel in seguito al tragico incidente di Fukushima, si concretizzerà questo fine settimana con la chiusura definitiva delle ultime tre centrali nucleari Emsland, Neckarwestheim e Isar II. Dopo aver rimandato la chiusura a causa del conflitto Russo-Ucraino, il governo di Olaf Scholz ha respinto le richieste di un ulteriore rinvio da parte di alcuni esponenti dei partiti d’opposizione, scienziati e ricercatori.
“Nell’interesse dei cittadini della Germania, dell’Europa e del mondo, vi invitiamo a riconsiderare i piani tedeschi per eliminare gradualmente l’energia nucleare e continuare a utilizzare le centrali nucleari ancora disponibili“, si legge nella lettera aperta “L’energia nucleare in Germania può chiaramente contribuire ad alleviare la crisi energetica e raggiungere gli obiettivi climatici tedeschi“.
Ciononostante, “l’abbandono del nucleare entro il 15 aprile – dichiara Christiane Hoffmann, portavoce di Scholz – cioè questo sabato, è un fatto compiuto”.
Quale sarà ora il futuro energetico del paese? La chiusura dei tre reattori nucleari, che producevano circa il 5% dell’elettricità del paese, costringerà il governo tedesco a cercare un’altra fonte di energia a basse emissioni di CO2, soprattutto in ottica lotta al cambiamento climatico e allontanamento dai combustibili fossili provenienti dalla Russia.
Secondo Beate Baron, portavoce del Ministro dell’Economia, Robert Habeck, il governo avrebbe intenzione nei prossimi anni di aumentare gli investimenti a favore dell’idrogeno verde, prodotto da fonti di energia rinnovabile tramite impianti di elettrolisi. L’obiettivo tedesco è quello di arrivare al 2030 con un portafoglio energetico composto all’80% da rinnovabili. Un obiettivo ambizioso ma che ha dalla sua parte i numeri: tra il 2021 e 2022 le rinnovabili sono infatti passate dal 42,3% al 46,3%, fino ad arrivare nel primo trimestre 2023 al 51%.
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