“L’anno della resa dei conti“. Così lo scorso Febbraio António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito il 2023 in ottica transizione energetica e lotta al cambiamento climatico.
Una esortazione ripresa anche da Sultan Al Jaber, presidente designato della COP28, nel corso della riunione congiunta dei ministri dell’energia, del clima e dell’ambiente del G7 svoltasi a Sapporo, in Giappone. La necessità più urgente, secondo Al Jaber, è quella di aumentare le finanze pubbliche e gli investimenti in progetti legati all’idrogeno, la cattura del carbonio e al nucleare, fondamentali per la decarbonizzazione dei settori industriali ad alte emissioni di CO2.
L’ostacolo principale rimane ancora l’assenza di una regolamentazione governativa chiara ed efficiente in grado di agevolare l’impiego di fonti di energia alternativa, come l’idrogeno, in tutti i settori hard-to-abate. Senza un accordo quadro tra le nazioni il rischio è quello di mancare gli accordi di Parigi e gli obiettivi climatici: “Dobbiamo triplicare la capacità rinnovabile entro il 2030 e aumentarla di sei volte entro il 2040. E dobbiamo continuare a rendere le energie su cui il mondo fa affidamento oggi il più possibile a bassa intensità di carbonio, garantendo che la sicurezza energetica sia mantenuta durante una transizione ben gestita”.
Al Jaber ha tenuto incontri bilaterali con i ministri di vari paesi tra cui India, Indonesia, Giappone, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti: “Per arrivare dove dobbiamo andare tutti devono tirare nella stessa direzione. Dobbiamo sostituire la polarizzazione con la partnership, la divisione con la determinazione”.
I riflettori saranno puntati a Dubai dove, dal 20 Novembre al 12 Dicembre 2023, si svolgerà la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28): “Chiedo una COP di azione, una COP di unità, una COP di solidarietà e una COP per tutti. Dobbiamo agire insieme per innescare un’agenda di trasformazione che sia pro-crescita, pro-clima e non lasci indietro nessuno. La COP28 deve unire nord e sud, governi e industria, scienza e società civile”.
A fine riunione i ministri del G7 hanno promesso di accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili ed aumentare la capacità totale di energia eolica offshore a 150 GW entro il 2030, circa sette volte la quantità generata nel 2009. L’obiettivo, incerto, è quello di mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius entro la metà del secolo, raggiungendo le zero emissioni di carbonio entro il 2050.
Oltre al tema dei combustibili fossili spazio anche al nucleare. Diverse le posizioni di Giappone e Germania che, proprio la scorsa settimana, ha chiuso definitivamente le sue ultime tre centrali. “La Germania – ha spiegato Steffi Lemke, responsabile tedesco alla sicurezza nucleare – ha spento le sue ultime centrali nucleari la scorsa notte. Ora c’è una domanda sull’ulteriore utilizzo dell’energia nucleare (in tutto il mondo) dato l’incidente (11 marzo 2011 all’impianto n. 1 di Fukushima)“. Tokyo al contrario continua a sostenere i reattori nucleari, in particolare i piccoli reattori modulari SMR (fino a 300 MW di potenza elettrica) non ancora commercializzati.
“È importante mirare a un obiettivo comune pur riconoscendo che, nello sforzo di raggiungere l’obiettivo comune di zero emissioni nette entro il 2050, dovremmo perseguire percorsi diversi“, ha detto il ministro dell’economia, del commercio e dell’industria Yasutoshi Nishimura, che è anche responsabile della politica energetica del Giappone.
A Sapporo era presente anche Gilberto Pichetto, ministro Italiano del MASE. L’Italia, che negli ultimi anni ha investito molto sull’efficienza energetica, mira a installare 70 GW di rinnovabili entro i prossimi sette anni, con un focus particolare sulla decarbonizzazione dei trasporti. Per questo obiettivo, secondo Pichetto, le soluzioni chiave saranno l’idrogeno, i biocarburanti, il biometano e gli altri e-fuels. “L’Italia – afferma il ministro – intende investire in tutte le soluzioni climaticamente neutre in grado di ridurre rapidamente le emissioni. La transizione dovrà avvenire garantendo la sicurezza delle forniture. E’ quindi indispensabile diversificare l’approvvigionamento anche tramite nuove infrastrutture gas, oltre che mediante regole di mercato e accordi commerciali. Si tratta di un percorso già avviato con successo in Italia, in risposta all’aggressione russa dell’Ucraina e che mira a rendere il nostro Paese un hub energetico di primo piano”.
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