A fronte della crisi geopolitica scoppiata in Europa ad inizio 2022, moltissimi settori industriali (e non) sono stati messi in ginocchio dall’improvvisa impennata dei costi dell’energia. In base a uno studio condotto da Centro Studi Confindustria, in Europa uno dei protagonisti assoluti nel rincaro dei prezzi è stato il gas naturale, il cui prezzo già a Gennaio 2022 era cresciuto del + 421% rispetto al Dicembre 2019. Davanti a una tale situazione d’incertezza, molti attori appartenenti alle industrie ad alta intensità energetica si sono trovati davanti a una sfida cruciale: affrancarsi dagli attuali vettori energetici fossili (come petrolio, carbone e, appunto, gas naturale) ed investire in nuove tecnologie sostenibili, obiettivo condiviso con la strategia europea verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050.
Una transizione tanto necessaria quanto complessa per essere attuata fino in fondo. Tra i settori con il più alto tasso di emissioni di carbonio troviamo quello del cemento, dell’acciaio, della ceramica, della mobilità (trasporto stradale, ferroviario, marittimo ed aereo) e del vetro.
Data la sua forte dipendenza dal gas naturale, quella del vetro è una delle filiere più colpite dalla crisi energetica e che più ha bisogno di un intervento rapido per decarbonizzare i suoi processi produttivi. Perché rapido? La vita media di una fornace per la fusione del vetro è di 12-15 anni circa. Soltanto “due forni di distanza” dal traguardo al 2050. Pertanto, se si vuole davvero arrivare alle zero emissioni nette occorre intervenire ora. Avviato lo scorso anno da un consorzio di 23 partner europei, H2 GLASS è un progetto nato per centrare questo specifico obiettivo.
Con un budget di 33 milioni di euro, il progetto avrà una durata di 4 anni, periodo nel quale si punterà a creare lo stack tecnologico di cui i principali produttori di vetro hanno bisogno per implementare la combustione al 100% di idrogeno nei loro impianti. L’obiettivo, nello specifico, è quello di convertire gli attuali forni fusori alla combustione basata su idrogeno verde, prodotto in loco mediante un elettrolizzatore. In base alle stime, l’operazione permetterebbe la riduzione delle emissioni di CO2 di circa l’80%. Le attività di ricerca sono iniziate a Gennaio 2023 e coinvolgeranno 5 siti legati alla produzione di vetro per contenitori, vetro piano e fibra di vetro, che insieme rappresentano circa il 98% dell’attuale produzione in Europa.
Tra le aziende partecipanti vi sono anche alcune eccellenze italiane: Zignago Vetro, Vetrobalsamo, We Plus Spa, Stara Glass, CIB Unigas, SSV – Stazione Sperimentale del Vetro e la genovese Stam Srl. Nell’ambito di H2 GLASS, sarà proprio Stam ad occuparsi, insieme ad altri partners, della fase di ingegnerizzazione: “Il progetto è partito il primo Gennaio di quest’anno – comunica l’azienda – siamo già nelle fasi operative. Inoltre è stata presa in carico la produzione degli elettrolizzatori e sono iniziati i primi test sui sistemi. L’obiettivo è quello di arrivare al 100% di idrogeno implementato nei forni attuali”.
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I benefici di H2 GLASS comprenderebbero inoltre la creazione di 10.000 nuovi posti di lavoro e 1-5 miliardi di euro di ricavi per l’implementazione di tecnologie a idrogeno verde nella produzione del vetro. A sostenere il progetto vi sono anche importanti associazioni come Glass Alliance Europe, European Container Glass Federation e Glass for Europe.
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