Si è recentemente concluso l’evento organizzato dalla Regione Puglia e Arti sul tema “H2 Puglia 2030 – La strategia regionale per l’idrogeno”.
L’incontro, tenutosi presso la sala conferenze dell’Acquedotto Pugliese, è stata un’occasione ideale per stakeholder regionali e alcuni tra i più importanti player industriali a livello nazionale, di delineare le proprie strategie future legate all’idrogeno, illustrando la loro implementazione nel territorio.
Tra questi hanno partecipato Isotta Fraschini, Iveco Group, Ferrovie del Sud Est e Servizi automobilistici, Comes, Green Independence, Acquedotto Pugliese, Edison e Snam.
“Insieme e Territorio”. Questa la chiave per vincere la sfida dell’idrogeno secondo Giorgio Botti, amministratore delegato di FSE – Ferrovie Sud Est.
“La singola iniziativa non ci porterà sulla strada giusta, ovvero quella della carbon neutrality. E’ necessario fare sistema, coordinare tutti i progetti di sviluppo dell’idrogeno in un sistema condiviso da tutti i soggetti coinvolti: istituzionali, pubblici e privati”.
L’obiettivo a lungo termine del Gruppo Ferrovie dello Stato è quello di decarbonizzare il trasporto su rotaia entro il 2040. Un obiettivo ancor più ambizioso per FSE date le condizioni di soli sei anni fa: “Non c’era un mezzo elettrico, il parco bus aveva un’età media di 15 anni, tutto diesel come a diesel erano i treni che si muovevano pure su linee fatiscenti”.
Per colmare questo gap FSE ha investito un miliardo e settecento milioni di euro con la Regione Puglia di cui un terzo già destinati alla sostenibilità. Due le linee d’intervento da attuare: la prima riguarda l’elettrificazione delle reti già esistenti, ove possibile, la seconda prevede invece la realizzazione di circa 100 Km di linea a idrogeno nei dintorni del Bacino di Gallipoli.
Questo progetto, ad oggi finanziato in parte con 40 milioni di euro del PNRR, ha come punto cardine quello di utilizzare unicamente idrogeno da fonti rinnovabili.
FSE svilupperà nei dintorni di Melissano un’intera catena del valore che comprenderà impianti rinnovabili, produzione, stoccaggio, rifornimento ed utilizzo dell’idrogeno.
“Non ci basta il profilo ambientale. E’ fondamentale proporre al mercato prezzi accettabili, non dico sostenibili ma accettabili perché il mercato discrimina. Lo faremo concependo modelli open access ragionando in ottica sistemica: territorio, il distretto, l’ecosistema. Solo sviluppando progetti pronti ad accogliere altri vettori di mobilità, aperti e disponibili ad integrare nuovi settori produttivi (agroalimentare, industria, i servizi cittadini come l’illuminazione urbana) possiamo vincere la sfida. Quindi idrogeno green, sostenibile ed accettabile da un punto di vista economico”, ha concluso Botti.