E’ stato inaugurato in Provincia di Bolzano il progetto pilota del primo rifugio alpino sopra i 3.000 metri alimentato al 100% con idrogeno verde, ricavato da energia solare.
Costruito nel lontano 1909, il Rifugio Cima Libera è stato riconvertito alle zero emissioni mediante l’installazione di un impianto ad idrogeno verde Off-Grid che genera, accumula e converte l’idrogeno in elettricità pulita per alimentare l’intera struttura.
Gli elettrolizzatori trasformano l’energia primaria (solare ed idroelettrica) in idrogeno che viene poi immagazzinato in metalli di idruri a pressione e temperature molto basse, circa 20-60°C.
Quando il rifugio lo richiede, l’idrogeno viene trasferito dal sistema di accumulo e convertito in elettricità pulita dalle celle a combustibile.
L’impianto è stato messo a disposizione dalle aziende altoatesine partners ovvero Prowatech / Mader Srl e GKN Hydrogen Srl con un contributo economico da parte della Ripartizione Innovazione della Provincia.
In occasione del sopraluogo e del test era presente l’assessore provinciale all’Edilizia pubblica ed al Patrimonio, Massimo Bessone, il quale, ha dichiarato: “Come Giunta ci siamo dati l’obiettivo della tutela dell’ambiente e della sostenibilità. In base a questo ho colto con grande entusiasmo la possibilità di installare un impianto ad idrogeno per l’approvvigionamento energetico del rifugio. In tal modo il rifugio potrà funzionare in modo autonomo ed essere rifornito con energia verde al 100%, in combinazione con alcuni pannelli solari, a zero emissioni di CO2“.
“La grande sfida di questo progetto è l’altitudine – prosegue Bessone – il rifugio alpino è difficilmente raggiungibile e sottoposto a condizioni climatiche estreme. Siamo sempre alla ricerca di progetti innovativi e di nuove soluzioni per ridurre l’inquinamento. Si tratta inoltre di un progetto Win – Win sia per le imprese che hanno costruito l’impianto, che avranno la possibilità di testarlo a queste altitudini, sia per la Provincia autonoma di Bolzano che usufruirà di energia gratuita per tre anni. Alla fine di tale periodo la Provincia deciderà se acquistare o meno l’impianto. Vogliamo contribuire a lasciare un mondo migliore alle future generazioni con progetti concreti”.