Quella dell’idrogeno è sicuramente una filiera in cui il tema della sicurezza sul lavoro è di assoluta centralità.
Quando parliamo di nuove tecnologie, di impianti, di produzione, di stoccaggio e di tutti gli altri aspetti che caratterizzano questo settore, parliamo dell’esperienza e del lavoro giornaliero di migliaia di lavoratori, di operatori ed operatrici qualificati.
Parliamo, difatti, della vita delle persone e oggi, nel 2023, qualsiasi comportamento volto a sottovalutare (o addirittura ignorare) i rischi legati all’utilizzo dell’idrogeno sarebbe imperdonabile.
Se da una parte sulle probabilità di dispersione ed innesco esiste già una conoscenza diffusa, sia in termini di lettura che di norme, dall’altra un aspetto che necessiterebbe un approfondimento è quello della valutazione degli effetti che le esplosioni possono arrecare sugli impianti di produzione H2.
Atecos, che ha fatto della sicurezza la sua missione principale, ha pertanto avviato un progetto di ricerca con l’obiettivo di realizzare una campagna sperimentale utilizzando il proprio simulatore di esplosione (brevetto internazionale). Il progetto è indirizzato a tutte le aziende interessate a studiare come i propri prodotti si comportino in caso di esplosione.
Per l’azienda le problematiche da affrontare sono fondamentalmente quattro:
- Infragilimento dell’idrogeno. Questo fenomeno determina un significativo pericolo, dato che in caso di formazione di cricche e conseguente eventuale rottura catastrofica del serbatoio è prevedibile il rilascio di grandi quantità di sostanza ed il manifestarsi di effetti domino. In proposito, si consideri che l’esplosione di 1mc di idrogeno a 700 bar di pressione equivale all’esplosione di oltre 3 ton di dinamite!
- Dispersione dell’idrogeno. In caso di dispersione, l’idrogeno è soggetto a trasformazioni termodinamiche che inizialmente ne abbassano la temperatura, conferendo al prodotto un comportamento da gas pesante. Man mano che il prodotto si disperde aumenta la sua temperatura e torna a comportarsi come un gas leggero; ma nel frattempo si è diffuso a grande distanza dal punto di emissione, ampliando notevolmente le aree pericolose nei dintorni dell’impianto.
- Gestione dell’emergenza. l’idrogeno produce una fiamma trasparente che impedisce alle persone che non abbiano una particolare esperienza di visualizzare il pericolo. Questo, ad esempio, aumenta l’esposizione delle persone presenti negli impianti di vendita al dettaglio e nelle aree circostanti che possono subire effetti sanitari importanti.
- Formazione e conoscenza. La diffusione dell’idrogeno porta all’impiego di un numero di addetti sempre più elevato. Di conseguenza, la probabilità di incidente dovuto ad errore umano aumenta in valore assoluto e come dimostrano le statistiche incidentali INAIL, circa il 50% degli incidenti mortali sono stati causati da operazioni eseguite dalle stesse persone coinvolte nelle operazioni.
Prevenire piuttosto che curare. L’approccio scelto da Atecos consiste nel contenere la gravità degli incidenti prevedibili conoscendo già in fase di progettazione i danni che possono manifestarsi non solo negli impianti, attrezzature e nei singoli componenti di processo, ma anche nei componenti edilizi degli stabilimenti.
Raccogliendo queste informazioni si possono ottimizzare i costi della sicurezza alla base come avviene analogamente per gli interventi antisismici sugli edifici.
“Proponiamo un approccio teorico/sperimentale finalizzato a documentare la resistenza alle esplosioni dei dispositivi impiegati nei processi produttivi, informazione che costituisce elemento di progettazione grazie al quale prevedere contromisure volte a contenere l’entità non solo delle perdite, ma anche dei danni causati da prevedibili esplosioni“, riporta l’azienda in nota.